Cannes è il campionato mondiale, l’olimpiade del cinema. Qui non esistono sezioni collaterali, solo spazi ambiti da tutti, angoli di paradiso per cui lottare. Qui si va in una sezione indipendente e parallela (la Quinzaine des Realisateurs) anche se sei il grande maestro Francis Ford Coppola. Ma andiamo per gradi, di questo parleremo nel pezzo dedicato alla mitica selezione scopritrice di tanti maestri che ora battagliano nella competizione internazionale. Nell’ambito della selezione ufficiale, c’è un altro concorso, quel Certain Regard che incoronò e (ri)scoprì qualche anno fa La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana. Una sezione parallela, potrebbero commentare i più superficiali.
Eppure nessuno la rifiuta, spesso festival importantissimi vengono snobbati da registi di grido per partecipare a questa serie B di lusso. In questa edizione, più di quanto solitamente accada, il senso della ricerca e della sperimentazione è ancora più forte: gli assi sono tutti alla ricerca della Palma d’Oro e nel Certain Regard c’è la periferia del cinema nobile e audace. Grande attesa per Tales from the Golden Age, divertentissimo film collettivo sulle leggende metropolitane ai tempi del comunismo della giovane Palma d’Oro 2007 Cristian Mungiu, qui associato a un altro maestro del cinema romeno come Constantin Popescu, insieme a Razvan Marculescu e Ioana Uricaru. Corneliu Poromboiu, altro genio dell’olimpo cinematografico di Bucarest e dintorni (da un quinquennio la nouvelle vague dell’Est Europa parte da qui) correrà invece da solo, con il film Politist Adjectiv.
A superare la Romania, ovviamente, la Francia, che schiera tre lungometraggi- il cinema transalpino, senza gli americani anche qui fa la parte del leone- con gli outsider di qualità Alain Cavalier (Irène), Denis Dercourt (Tomorrow at Dawn, con Vincent Perez) e Mia Hansen-Love (Le Père de mes enfants, con la nostra Chiara Caselli). Grecia (Dogtooth di Yorgos Lanthimos), Paesi Bassi (Jean Van de Velde con The silent army, protagonista l’italo-olandese Marco Borsato, cantante pop) e Portogallo (Mourir comme un homme di Joao Pedro Rodrigues), chiudono l’ottovolante europeo. Ci sarà anche il thriller coreano Mother di Bong Joon-Ho, il quotatissimo russo Pavel Longuine con Le Tsar, l’australiano Warwick Thornton con Sanson and Delilah e il giapponese Hirokazu Kore-Eda con Air Doll. E in questo giro del mondo (venti i titoli), vario per generi e continenti, non mancano le cinematografie storiche né quelle emergenti, dal colombiano Ciro Guerra (The wind journeys) al filippino Raya Martin (Indipendencia) fino all’iraniano Bahman Ghobadi con il film dall’enigmatico e buffo titolo NobodyKnows about the persian cats.
Anche qui, come in competizione, un solo americano, Lee Daniels con Precious, splendida e struggente storia di Precious Jones, che grazie alla sua magnifica voce supera ogni ostacolo (familiare e sociale) per quanto duro. Nel cast anche pezzi da novante della musica come Lenny Kravitz e Mariah Carey. E se vi state chiedendo chi, insieme a Chiara Caselli e a Marco Borsato (autore di cover riviste e scorrette dei più grandi cantanti italiani) forma il tris del titolo, vi rispondiamo subito. Il “divo” Paolo Sorrentino presiederà la giuria. E se è esigente come quando dirige, per i concorrenti sarà molto dura…
